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Oratorio di San Rocco in Bergoro

Il decreto del visitatore è abbastanza deciso: “Non vi si celebri se prima non si chiudano le porte affinché le bestie non entrano”. La descrizione che troviamo negli atti della visita di San Carlo corrisponde al disegno della piantina; la chiesa di San Rocco è coperta con tegole, nella parte anteriore c’è una parete alta un metro e mezzo e sopra una cancellata di legno. Ha un solo altare piccolo e senza ornamento. Non ha porte”. fagnano_olona-san_rocco-piantinaLa condizione di questo oratorio doveva essere molto malridotta se nei decreti delle visite di Federico Borromeo troviamo questa laconica ma eloquente espressione: “in omnibus reformandum aut demoliendum”, che possiamo tradurre in “o rifare o demolire”. Ma San Rocco non morirà. Gli abitanti di Bergoro non si rassegnano a perdere una chiesa dedicata a un santo che a quel tempo era senz’altro uno dei più amati e venerati. E infatti nella visita del Pozzobonelli la nostra chiesa ricompare nelle informazioni che il parroco trasmette al suo arcivescovo: “Non c’è sacrestia, nessuna torre campanaria, nessun legato”. I decreti relativi a San Rocco sono di poco interesse e importanza così che possiamo presumere che grossomodo la chiesa era in ordine e che, al tempo del Cardinale Federico, si era eseguita una “sanatio in radice”. Naturalmente il San Rocco del Pozzobonelli non è quello che vediamo noi oggi. L’attuale è stato completamente rifatto sempre però sulla stessa area e conservandone le struttura maestre nel 1939, a cura del Parroco Don Giovanni Giudici, e benedetto il 16 luglio del 1939 da Monsignor Perini Prevosto di Busto Arsizio. La statua del santo venne benedetta dal parroco il 16 agosto, data ufficiale della festa di San Rocco.


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